martedì 20 aprile 2010

Expo 2015, Tremonti gela Milano

Expo 2015, c'è il no di Tremonti all'acquisto delle aree a Rho-Pero.
E slitta la firma del premier Berlusconi sul budget per l'evento


Giulio Tremonti ribadisce il suo no all’acquisto dei terreni dove si svolgerà l’Expo del 2015. Un veto che rischia di pesare come un macigno nel giorno della verità sul destino delle aree dove si svolgerà la manifestazione, attualmente di proprietà della Fondazione Fiera e del gruppo Cabassi. Oggi, è prevista la riunione tra i soci di Expo 2015 spa, che era stata convocata dall’amministratore delegato Lucio Stanca per scegliere tra la compravendita o l’acquisizione del solo diritto di superficie dei terreni.

«Siamo in dirittura di arrivo — si è sbilanciato Stanca al termine del tavolo Lombardia presieduto da Roberto Formigoni e con Letizia Moratti per fare il punto della situazione — Troveremo la soluzione prima della presentazione del dossier al Bie a Parigi il 30». A ribadire le riserve del ministero dell’Economia, che possiede ben il 40 per cento della società di gestione di Expo, è stato il sottosegretario Luigi Casero: «Decideremo nei prossimi giorni — ha precisato — ma noi vorremmo che la società rispettasse gli equilibri di bilancio e sia molto attenta nella gestione». Un concetto che sarà ripetuto sia a Stanca sia agli altri soci da Francesco Parlato, direttore generale Finanza e privatizzazioni del ministero di Tremonti, che rappresenterà il ministro alla riunione.
Un veto che rischia di complicare ulteriormente la già difficile trattativa ancora allo stato embrionale con il presidente di Fondazione Fiera, Gianpiero Cantoni, che Stanca non ha più incontrato da venerdì. Non è un mistero, infatti, che sia la Regione che la Fondazione puntino alla cessione del solo diritto di superficie dei terreni fino al 2015. Un’ipotesi che potrebbe far risparmiare alla società, ma anche al governo, circa la metà dei 200 milioni di euro chiesti dagli attuali proprietari. Mentre la Provincia e Stanca insistono ancora per la vendita. Così, il «cambio di passo» auspicato da Formigoni, sembra, almeno per il momento, ancora rinviato.

«Siamo in un momento storico decisivo per l’Expo 2015», ricordava il governatore. Ma la lettera di garanzia del premier Silvio Berlusconi da inviare al Bie non è ancora pronta. «È in fase di stesura», ha confermato il ministro Mariastella Gelmini. E il governo chiede, invece, di accelerare sulla realizzazione delle infrastrutture. «I tempi sono molto stretti, ma ce la possiamo fare», spiega il viceministro all’Expo Roberto Castelli.
Anche il sottosegretario Casero suona la sveglia: «Ora in Lombardia devono accelerare sulla realizzazione delle infrastrutture. Bisogna far sì che le due metropolitane, M4 e M5, vengano realizzate. Per l’Expo pensiamo possano essere utilizzate anche strutture esistenti come quelle che hanno permesso il successo del Salone del mobile». Il sindaco Moratti è ottimista: «L’Expo lascerà in eredità ai milanesi il più grande parco d’Europa». Il Pd no. «Il dubbio che non si riesca a ultimare le opere per l’inaugurazione dell’Esposizione non è solo del viceministro Castelli» dice il deputato Vinicio Peluffo.
repubblica.it

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