martedì 4 maggio 2010

Castello Sforzesco, al via 5 anni di restauri

«Sarà pronto per l’Expo»
E' partito il restauro: nuovi servizi, info point e bookshop, un caffè déhor e un ristorante panoramico

Entrando dalla porta principale, sotto la Torre del Filarete, poi a sinistra, in fondo, il cancello è sbarrato perché c’è una rinascita in corso. Da ieri, e per i prossimi cinque anni, il Castello Sforzesco è una fortezza in restauro: i lavori sono iniziati dalla Cortina di Santo Spirito, col recupero di tetto e facciate, prima fase di un intervento complessivo di restyling che vuole «restituire alla città un gioiello rinnovato all’appuntamento con Expo». La rivoluzione è profonda: nuovi servizi, info point e bookshop; un caffè déhor e un ristorante panoramico; l’ex ospedale spagnolo trasformato in sala conferenze; ricostruzione del Rivellino; riallestimento della Raccolta Bertarelli e delle sale museali. L’assessore ai Lavori pubblici, Bruno Simini, saluta i cantieri con soddisfazione: «Entro quest’estate avvieremo anche il restauro della Cortina Sud, della Rocchetta e della Corte Ducale».

Rispetto agli annunci di partenza siamo in ritardo di otto mesi, ma ci siamo. Ieri si sono visti gli operai e venerdì sarà approvato in giunta il progetto di rifacimento dell’ospedale, l’edificio più «delicato e degradato », ma anche quello che «può riservare sorprese». Il direttore delle Collezioni civiche, un «emozionato» Claudio Salsi, ricorda che «gl’interni non furono riqualificati dal Beltrami tra fine Ottocento e inizio Novecento. Sulle pareti resistono le decorazioni reali e gli stemmi familiari dei Guevara, dei Guzman, dei Padilla e dei Mendoza, le quattro casate d’epoca spagnola. Il restauro potrebbe far affiorare altri dipinti murari cinquecenteschi». L’allestimento della sala convegni è stato appena definito: il pavimento di vetro sarà appoggiato sulla superficie originale, i cablaggi saranno annegati nella sabbia, «innovazione e rispetto della storia».

La rigenerazione del Castello ha due ideologi: l’architetto inglese David Chipperfield e l’italiano Michele De Lucchi, vincitori del concorso internazionale del Comune per la progettazione del «Museo dei musei». La Fondazione Cariplo ci mette gran parte dei fondi, circa 26 milioni di euro, mentre Palazzo Marino finanzia gli interventi di recupero conservativo (12 milioni di euro). Il punto di partenza è un’autocritica: «Il Castello, oggi, è inospitale. Va integrato meglio nella città, avvicinato al pubblico». È un lavoro complesso, ha spiegato De Lucchi, «richiede rispetto della storia, discrezione, ma anche senso della contemporaneità». Equilibrio, ecco. La sintesi che Chipperfield ha cercato nella reinterpretazione del Rivellino di Santo Spirito, l’unico «ampliamento murario» dai tempi del Beltrami, ipotesi già approvata dalla Soprintendenza: nel rudere saranno ricavati un nuovo ingresso turistico, sale espositive sulla storia militare di Milano e un ponte di collegamento alle merlate.
«L’amministrazione dedica oltre il 20 per cento del bilancio complessivo alla cultura — commenta l’assessore Simini —. C’è grande attenzione ai gioielli della città». La Biblioteca d’arte, le collezioni fotografiche e le raccolte extraeuropee del Castello traslocheranno dallo Sforzesco quando sarà completata nella Città delle culture disegnata sempre da Chipperfield nell’ex Ansaldo di via Bergognone: il cantiere della Babele d’arte è aperto, dovrebbe concludersi nel 2011, ma i fondi del Comune coprono solo la prima parte dei lavori.
Corriere Milano

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